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ICONE VIA CRUCIS chiesa S. Matteo Verona

ICONE VIA CRUCIS - MONTECCHIO

L'ICONA

LA TECNICA



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LA TECNICA DI PREPARAZIONE DELL'ICONA

La scelta del legno è essenziale e importante per assicurare la durata dell'icona nel tempo; si può usare il legno di nocciolo, di cipresso, di tiglio e legni possibilmente duri. Le tavole vengono tagliate nel senso della fibra, dello spessore di qualche centimetro e della lunghezza voluta, la tavola viene levigata accuratamente sulla fronte e sul retro. In Russia scavavano sulla parte frontale un piano leggermente arretrato rispetto alla superficie, in modo tale che sui quattro lati emergeva un bordo più elevato sia per ospitare la pittura che per fare da cornice. Il pannello veniva lasciato stagionare per anni, per evitare che si incurvasse per sbarzi di temperatura. Le tavole vengono rinforzate con stecche di legno incastrate sul retro. Poi si esegue la gessatura che consiste nel stendere, con un pennello, uno strato colloso: gesso, acqua e colla di coniglio il tutto a caldo sulla tavola, alla quale veniva incollata precedentemente una tela di lino. Con la tela la pittura resiste maggiormente alle sollecitazioni provocate dai movimenti del legno. Si stendono una decina di strati dell'impasto, avendo sempre cura che lo strato precedente sia asciutto. Dopo i dieci strati si aspetta che la tavola sia completamente asciutta (almeno due giorni) e si passa alla levigatura con carta abrasiva dalla più grossa alla più fine. Sulla tavola viene poi tracciato il disegno. Per la doratura, si incidono i contorni delle figure con una punta in modo tale che quando si stende l'oro non si perdono le tracce; si preparano le zone da dorare con un fondo rosso sul quale si applica la sottilissima foglia d'oro. La tavola così preparata e pronta per la colorazione con i colori naturali dati da terre e minerali. I primi pittori di icone usavano solo quattro o cinque colori rispetto ai venti usati nella metà dell'ottocento. Per ottenere il colore i pigmenti polverizzati vengono sciolti con il rosso dell'uovo, acqua e qualche goccia di aceto.

MATERIALI, COLORI, SCRITTE E PROSPETTIVA
Tutto il materiale impiegato per l'esecuzione dell'icona (tavola di legno, gesso, stoffa di lino, colla di coniglio, uovo, aceto, pigmenti e vernici) è costituito da materiali presi dai regni minerali, vegetali e animali.
La foglia d'oro è ciò che esprime meglio la luce divina: come Dio, l'oro da luminosità e, ancora come Dio, l'oro è impenetrabile. L'oro dei limbi (aureole) o nei fondi è molto importante e diviene fonte d'illminazione interna del dipinto.
Il limbo è l'irradiazione luminosa del volto trasfigurato (il suo volto brillò come sole MT. 17,2): non è quindi una sorta di corona o espressione di santità, ma vorrebbe dimostrare simbolicamente che il volto stesso è radiante.
I colori impiegati per le icone sono polveri, vengono sciolte con una emulsione a base di tuorlo d'uovo, vino biano o aceto, si chiama tempera all'uovo. I colori stessi sono un tentativo di espressione della luce Divina. Non esistono chiari e scuri, ma si segue il metodo della "chiarificazione" progressiva: aggiungendo pennellate via via più chiare partendo da una base scura. La luce emerge quindi dall'interno dell'icona, non viene dal di fuori, ma scaturisce e si espande dall'icona verso il fedele che la contempla. L'icona esprime la presenza divina.
Anche i colori hanno un significato simbolico: ad esempio il rosso e il porpora sono il simbolo del divino, mentre il verde e il blu lo sono del terrestre: Cristo è quasi sempre raffigurato con una tunica porpora (il divino della sua persona) e un manto blu (l'umanità che ha assunto nell'incarnazione), Mentre la Madre di Dio ha una veste blu di creatura, mentre il manto porpora ricorda la sua straordinaria vicinanza al divino. Inoltre il rosso rappresenta sangue, fuoco, regalità, martirio, il confine tra materiale e spirituale; il blù rappresenta il cielo, il verde rappresenta lo Spirito Santo: giovinezza rigoglio, vita e spesso è associato al blu; il giallo spesso è usato al posto dell'oro; il bianco rappresenta la purezza; il nero rappresenta l'inferno, la tenebra. La prospettiva è prevalentemente inversa; le linee prospettive non s'incontrano in un punto di fuga posto dietro al dipinto, ma s'incontrano in un punto posto davanti. Le linee di forza escono dall'interno dell'icona verso lo spettatore, la scena o figura rappresentata manda raggi verso lo spettatore che si apre a riceverli. Dio si protende verso chi guarda.
Sull'icona finita si scrive il nome di ciò che rappresenta; solo così essa acquista la sua dimensione spirituale e sacra. L'iscrizione si fa in lingue bizantine, greche o anche in italiano: le lettere IC XC sono delle abbreviazioni delle parole greche "IESUS" E "XRISTOS"; MP OY sono abbreviazioni delle parole greche "METER THEOU", Madre di Dio. Nell'aureola di Cristo, in cui è disegnata la croce, si trovano O W N cioè -colui che è-, il nome di Dio rivelato a Mosè davanti al roveto ardente.